1996 - Galleria V.S.V., Torino
Edoardo di Mauro
Quando, presumibilmente tra qualche anno, in coincidenza del fatidico fine millennio, sarà possibile tracciare un bilancio dell'ultimo periodo dell'arte italiana, bisognerà risalire indietro di qualche decennio, almeno fino alla metà degli anni'70, per ricostruire esattamente l'apparato cronologico. Da allora, infatti, inizia un periodo contrassegnato dal sostanziale esaurimento della spinta propulsiva delle avanguardie novecentesche, da ultimo le varie anime del Concettuale, e da una citazione, ricontestualizzata al presente e permeata da un'attenzione rivolta verso l’immaginario metropolitano e tecnologico, tendente a rivisitare, a varie ondate, stili e tendenze di un secolo indubbiamente rivoluzionario, fosse solo per la fuoriuscita dalla bidimensione, per l'opera concepita come immateriale flusso di energia mentale. Si è trattato di un lasso temporale quanto mai intenso e creativo, sicuramente contraddittorio, di cui a posteriori sarà più facile ricostruire il non lineare percorso. Tra la miriade di stili, sperimentazioni, fughe in avanti e precipitosi ripiegamenti, sicuramente la pittura è stata l'unica tecnica costantemente presente, sia in versione "purista" che sotto spoglie contaminate e dimensionalmente inquiete. Così è stato tra il finire dei '70 ed i primi anni '80 con la triade Anacronisti-Nuovi-nuovi-Transavanguardia, di cui ora non mi soffermo ad analizzare i singoli percorsi, per proseguire con l'ultima generazione, in bilico tra la narrazione metropolitana della seconda metà degli '80, e l'affermarsi di valori simbolici e formalmente impeccabili di questo periodo, da vedersi comunque come scia del precedente.
Paola De Laurentiis inizia il suo percorso a ridosso della prima fase in cui si manifesta un generale ritorno alla manualità, da prima col tramite della fotografia, poi riprendendo in mano tavolozza e pennello, per lunghi anni caduti in oblio, addirittura vituperati, in virtù di un purismo analitico e comportamentista. I primi lavori sono contrassegnati da un'attenzione rinnovata ai valori decorativi, in sintonia con le prove parallele dei Nuovi-nuovi, riproducenti interni d'abitazione, angoli privati, nature morte con bambole ed altri oggetti emananti un senso di inquietudine, una sospensione metafisica, volutamente patinata, edulcorata. Il passaggio successivo, celebrato da una personale presso il Palazzo dei Diamanti di Ferrara, a metà degli anni '80, sposta il baricentro da una impostazione quasi "neopop" ad un'espressionismo teso e grintoso, ma anche pittoricamente asciutto, privo delle sfattezze e degli eccessi viscerali di molta produzione dell'epoca, con sagome scheletriche, affioranti, quasi fuoriuscenti da fondali dipinti con mano agile e tratto essenziale. In sintonia con un cammino continuativo si approda all'ultima fase, documentata da questa personale e preceduta da una breve stagione che stilisticamente è stata un po' la somma delle precedenti due, un necessario momento di pausa e riflessione. Le opere ultime sono estremamente sintoniche con quelle dell'ultima generazione, da me recentemente documentate con una rassegna intitolata "Simbolica". E' una costante, noto da anni, come spesso le prove di artisti comunque rientranti in un ambito di contemporaneità ristretta, ma non sufficientemente valorizzati anni addietro causa svariati motivi, ritrovino riscatto a contatto con generazioni successive, specie ora che pare finalmente attenuarsi l'affannosa ricerca del "giovane artista" a favore di una più assennata lettura dell'esistente. Attualmente la pittura italiana, in sintonia con atteggiamenti che da sempre caratterizzano il moto dell'arte, pare volersi quasi difendere dall'invadenza "mediale" rifugiandosi in una espressività che si affranca dal quotidiano ma non lo ignora, celandolo dietro le pieghe di una immagine simbolica. Le tele di Paola De Laurentiis raffigurano enigmatici volti di personaggi collocati in una dimensione spazio-temporale difficilmente definibile, rigorosamente in primo piano, senza l'ausilio di altri elementi che agevolino la loro individuazione, tracce di un passato non sepolto, che eternamente si ripropone ad ammonirci ed indicarci il futuro.